L’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici rappresentano oggi alcune tra le maggiori sfide che la società moderna si trova ad affrontare. Come ha dichiarato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Agenzia europea dell’ambiente, “l’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile” che danneggia in modo silente, giorno dopo giorno, la nostra vita e in modo più esteso il nostro pianeta. In termini di salute, cifre allarmanti arrivano dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS), la quale stima che, in media, 7 milioni di persone perdono la vita ogni anno a causa delle sostanze inquinanti presenti nell’aria. Le problematiche causate dallo smog non riguardano solamente il nostro sistema respiratorio, ma ogni parte del nostro organismo, compreso il sistema cardiovascolare e il cervello, con infiammazioni e danni al sistema nervoso centrale. Questi effetti non risparmiano nessuna fascia d’età, ma ovviamente sono i bambini ad esserne i più colpiti, in quanto i loro organi sono ancora in una fase di sviluppo. Anche dal punto di vista economico l’inquinamento rappresenta una problematica importante per ogni paese. Al fine di comprenderne l’impatto, è sufficiente pensare come i danni alla salute si ripercuotano sulla sanità pubblica, con l’incremento delle spese mediche pro capite, e sul tessuto lavorativo, con la riduzione di produttività in seguito ai giorni di lavoro persi per malattia. Inoltre, come stimato da un team di ricercatori dell’Università di Chicago, lo smog riduce l’aspettativa di vita più di fumo, alcol e droghe, con un calo stimato di due anni di vita, in media, per ogni abitante sulla terra. Infine, non va dimenticato come lo smog sia responsabile in via diretta di danni all’ecosistema, quali l’inquinamento dei terreni e delle acque, che, in un secondo momento, si ripercuotono nuovamente sulla società, in un circolo vizioso. Un recente rapporto dell’agenzia europea dell’ambiente, intitolato “Stato della natura in Europa”, ben fotografa questa condizione: l’81% degli habitat naturali presenti nel Vecchio Continente versa in cattive condizioni.
Le aree urbane rappresentano senza dubbio le zone più a rischio per i danni causati dallo smog, in considerazione della maggiore densità di popolazione che si concentra in tali zone. In questo scenario allarmante, Pavia, suo malgrado, è all’interno della zona più critica in Italia, spesso sul “podio” tra le città per il superamento del limite annuale previsto per le polveri sottili e rappresenta tutt’oggi una tra le città più inquinate d’Europa. Il superamento del valore limite giornaliero, per quanto riguarda le polveri sottili, tende a non fare più notizia, quasi fosse la normalità, un problema cronico al quale la città sembra essersi rassegnata. Tuttavia, questa nuova “normalità” dovrebbe spaventarci, poiché, come detto, l’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile, i cui effetti sul nostro organismo si accumulano col passare del tempo. Il tempo sta passando e mentre in diverse città europee si possono già vedere gli effetti di politiche “green”, coraggiose ma necessarie, portate avanti negli ultimi anni, con una netta diminuzione di molto inquinanti atmosferici, noi del “Sellino Spiritato” ci siamo chiesti quale sia la situazione a Pavia, numeri alla mano. La semplice analisi che abbiamo realizzato è basata sui dati presenti negli archivi di ARPA Lombardia, a disposizione di tutti, previa semplice richiesta online. Quello che abbiamo fatto è stato analizzare la concentrazione, negli ultimi anni a Pavia, di tre inquinanti atmosferici, ossia PM2.5, PM10 e NO2, tra i più nocivi per la salute umana. Con i termini PM10 e PM2.5 si indicano le frazioni di particolato, sospeso in aria, aventi un diametro inferiore, rispettivamente, a 10 um e 2.5 um. La fonte principale di queste particelle nell’aria delle nostre città è dovuta alle emissioni del traffico veicolare, in particolare dai mezzi diesel. Le conseguenze più gravi per la salute umana dovute a una esposizione prolungata al particolato sono: bronchiti croniche, ricoveri ospedalieri e visite urgenti per problemi respiratori, incremento di mortalità prematura per malattie cardio-respiratorie e tumore polmonare. Particolarmente nocivo risulta essere il PM2.5, in quanto, date le dimensioni ridotte, queste particelle possono essere assorbite nel circolo sanguigno tramite i polmoni. Il biossido di azoto (NO2), invece, è un gas altamente tossico e irritante, il quale, essendo più denso dell’aria, tende a rimanere al livello del terreno, risultando quindi particolarmente pericoloso per i bambini. Tra gli effetti acuti provocati dal NO2 sulla salute umana si hanno disfunzionalità respiratoria e irritazione delle mucose, oltre a un aumento del rischio di tumori. Per i diversi tipi di inquinanti, l’OMS ha stilato delle linee guida e indicato dei valori limite, mediati su diversi archi di tempo, per la protezione della salute umana.
Tutti i grafici riportati di seguito sono stati realizzati analizzando le misurazioni periodiche effettuate negli scorsi anni dalla stazione situata in Via Folperti a Pavia. Le prime due figure riportate si riferiscono ai dati acquisiti dal 2012 al 2019 per quanto riguarda le concentrazioni di PM10. In particolare, la figura di sinistra riporta il numero di giorni di sforamento (quadrati rossi) del valore limite di 50 ug/m3 indicato dall’OMS, mentre in nero, tratteggiata, è mostrata la linea di tendenza ricavata da tali dati, che fornisce un’idea del più probabile andamento nel futuro sulla base dei dati a disposizione. La linea verde continua, pari a un valore di 35, rappresenta il massimo numero di giorni di sforamento annuale del PM10 concesso dalla direttiva europea in materia di inquinamento atmosferico (2008/ 50/ CE), la quale “consente”, appunto, il superamento della soglia di 50 ug/m3 per un massimo di 35 giorni all’anno. Una prima osservazione che si può fare è che, per tutti gli anni presi in considerazione, Pavia non ha mai rispettato le linee guida suggerite dall’OMS. Inoltre, sulla base della linea di tendenza, se non venissero presi provvedimenti significativi in città nei prossimi anni, raggiungeremmo la soglia di sforamento consentita di 35 giorni l’anno solamente nel 2026. I dati riportati in questa figura, tuttavia, non ci danno informazioni sul valore assoluto dei livelli di inquinamento, ma ci dicono solamente se siamo al di sopra della soglia o meno. Potremmo, quindi, essere appena sopra alla soglia giornaliera di 50 ug/m3 o decisamente sopra questo valore. Questo avrebbe, ovviamente, un impatto ben diverso sulla nostra salute. Questa informazione si può, in parte, ritrovare nella figura di destra, la quale mostra il valore medio di PM10 calcolato per ogni anno. Tale indice viene rapportato con il valore limite definito dall’OMS pari a 20 ug/m3, decisamente più basso del limite giornaliero precedentemente definito. Da questo grafico appare maggiormente evidente la gravità della situazione, in quanto i valori sono sempre al di sopra della soglia e la linea di tendenza presenta una lievissima pendenza negativa, a indicare che diversi decenni saranno necessari prima di raggiungere i valori di sicurezza per la nostra salute, sempre nel caso nessuna azione venga intrapresa per cambiare l’inerzia delle cose.
Ancora più allarmanti sono i dati che riguardano il particolato più fine, il PM2.5, riportati nelle figure seguenti. Dalla figura di sinistra si può notare come, negli scorsi 6 anni, quasi un giorno ogni tre, la concentrazione di PM2.5 fosse superiore al limite giornaliero indicato dall’OMS, pari in questo caso a 25 ug/m3. Inoltre, la linea di tendenza mostra come questo andamento sia destinato a peggiorare nei prossimi anni, così come riportato anche nel grafico di destra, dove è mostrato il valore medio calcolato per ogni anno. Si può vedere come questo dato sia oltre il doppio rispetto alla soglia indicata dall’OMS per la protezione della salute umana. Ricordiamo che il PM2.5 è spesso indicato come l’inquinante atmosferico più pericoloso per la nostra salute, in quanto, dato le ridotte dimensioni, il particolato può passare attraverso i polmoni e raggiungere il sistema sanguigno.
L’ultimo grafico che riportiamo fa riferimento alla concentrazione media annuale di biossido di azoto (NO2) misurata dalla stazione in Via Folperti dal 2011 al 2019 e rapportata al valore limite indicato dall’OMS, pari a 40 ug/m3. In questo caso, le concentrazioni misurate ogni anno sono inferiori al valore di soglia e l’andamento della linea di tendenza lineare è decrescente all’aumentare del tempo.
Nonostante l’andamento apparentemente confortante ricavato per i dati relativi al biossido di azoto, occorre fare una precisazione, estendibile anche ai risultati ottenuti per il particolato PM10 e PM2.5. Tutti i dati mostrati, così come i principali parametri di valutazione della qualità dell’aria e i valori limite, vengono espressi come valori mediati su un certo intervallo di tempo, che può essere, ad esempio, un giorno o un intero anno. Tuttavia, come è stato evidenziato da diverse pubblicazioni scientifiche e dimostrato da misure effettuate in alcune città europee, questi valori mediati non tengono in considerazione il cosiddetto “hyperlocal pollution”, ovvero di picchi di inquinanti molto elevati localizzati in alcune zone della città e in certe ore della giornata. Un esempio è rappresentato da un’arteria cittadina all’orario di punta o dalle strade che circondano le scuole durante gli orari di ingresso e uscita degli studenti, durante le quali diverse automobili si recano nei pressi degli istituti, determinando livelli di inquinamento ben al di sopra di quelli delle medie annuali.